Call me Ishmael.

Ci spiega Valentina Gislao che nelle edizioni come si deve, Fiocco di Lana è il soprannome del cuoco del Pequod, un uomo sulla sessantina nato su un traghetto del Roanoke con dei problemi alle ginocchia che lo fanno zoppicare. È a lui che Stubb ordina di cuocere una bistecca di balena e soprattutto di predicare agli squali che stanno mangiando i resti della balena catturata con troppo rumore. Il cuoco lo fa, ma viene ammonito per le sue volgarità. Dopo aver cucinato per Stubb, il suo unico desiderio è quello di andare a dormire, ma il secondo ufficiale glielo impedisce prima spiegandogli come si deve cucinare una balena, poi per comunicargli l’ordinazione del giorno dopo e per informazioni sulla sua vita e sul suo modo di pensare. È proprio grazie alle domande di Stubb che sappiamo dove è nato e che non è un uomo religioso, ma che crede comunque nella vita dopo la morte, dato che ritiene che dopo la sua dipartita un angelo benedetto lo andrà a prendere e lo porterà in cielo.
Frittella, invece, è il soprannome che tutto l’equipaggio ha dato al cameriere di bordo. È il figlio di un panettiere fallito e di un’infermiera, ha la faccia da pagnotta, è nervoso e tremebondo. La sua esistenza è tutta un patema, non a causa del capitano o degli ufficiali verso cui prova rispetto, ma a causa dei tre ramponieri che lo sfruttano impaurendolo, mostrandogli i coltelli e minacciandolo di morte al punto che riesce a tirare un sospiro solo ogni volta che i tre si allontanano da lui.